Oscar e André,  Personaggi

Oscar, la forza di una donna

Oggi è il 25 novembre, manca un mese a Natale, che è anche il compleanno della nostra Oscar, ed è anche la Giornata internazionale contro la Violenza sulle Donne.
Nel mio essere femminista, senz’altro sono stata profondamente influenzata da Oscar, prima ancora che da altre protagoniste più o meno coeve a lei: del resto, Riyoko Ikeda voleva creare un nuovo modello di protagonista, dimostrando che una donna può fare le stesse cose di un uomo essere l’eroina di una storia d’azione, senza essere una super eroina.

Oscar mette insieme coraggio, spavalderia, spericolatezza, senso dell’onore e del dovere, abilità a doti come bellezza, dolcezza, passione, dedizione, perché noi donne possiamo essere tutto questo e molto di più. In Oscar si parla delle cose brutte che possono succedere alle donne, costrette a matrimoni combinati (capita ancora non molto lontano da qui), molestate, uccise quando più fragili, ed indica che per tirarsi d’impaccio bisogna provare ad essere diverse, non più vittime, ma protagoniste della propria vita.

Oscar dice anche una cosa importante, che essere femministe non vuol dire fare la guerra all’altro sesso e vederli tutti come prevaricatori e violenti e non è un caso che la protagonista abbia a che fare con begli esponenti dell’altro sesso, che la ammirano e la stimano, che vorrebbero anche poterla amare, ma che in nome suo fanno azioni importanti, pensiamo a Girodel, che per amore suo accetta di non attaccare i deputati del Terzo Stato sapendo di rischiare grosso, pensiamo ad Alain, osso duro anche insolente ma che alla fine non può non inchinarsi di fronte alla grandezza di Oscar come donna.

E parliamo di André, del suo amore totale e profondo per Oscar e di come alla fine lei scelga lui perché in cerca di un rapporto paritario, di qualcuno che la ama e la supporta per quello che è, e che non vuole che lei cambi per lui, anche se Oscar cambierà in ogni caso la sua visione del mondo.

Ci sono alcune soi-disant femministe che accusano André di essere uno stalker, di perseguitarla quando si arruola nei Soldati della Guardia, di commettere un abuso, anzi una violenza sessuale, nel famoso episodio della camicia: no, non è così. Quel pezzo, duro e struggente, dimostra un’altra cosa, che per quanto ci sia desiderio e amore verso una donna, se lei non vuole non c’è storia. André giura ad Oscar che non la toccherà mai più e manterrà questo finché lei finalmente non si darà a lui, trovando tra le sue braccia felicità e appagamento.

Capisco che il concetto è difficile da capire per gente che nega la violenza sulle donne quando a commetterla sono gli immigrati, che non pensa che l’utero in affitto sia un’ignobile forma di sfruttamento in nome di assurdi capricci di ricchi che non accettano le leggi della natura e del buon senso, che ritiene che uomini affetti da disforia di genere possano dichiararsi donne senza tener conto di cosa vuol dire davvero essere donne e creando disagio alle donne vere, che nega che il gran numero di casalinghe che ci sono non va ricercato in mariti maschilisti che impediscono alle mogli di lavorare ma nei lavori sottopagati, dequalificanti e precari che un sistema alimentato da leggi inique approvate negli ultimi decenni ha reso normali.

Ma tant’è, me ne farò una ragione: Oscar mi ha insegnato che essere donna vuol dire essere coraggiosa, leale, combattiva, ma senza mai annientare e mancare di rispetto all’altro. Nella vita bisogna costruire e non distruggere, magari bruciando tutto come è stato suggerito, magari in un momento di rabbia e dolore comprensibile ma che non deve essere seguito come regola.

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