Manga,  Raduni,  Riyoko Ikeda

Riyoko Ikeda a Novello nel 2010

Il 5 giugno del 2010 la sensei Riyoko Ikeda ha partecipato al festival Collisioni a Novello. Io c’ero, un po’ malconcia per una recente caduta, e ho seguito con piacere la conferenza, facendomi anche firmare un volumetto.
Ricordo con piacere l’intervento di Antonio Scurati, grande fan della saga, che ha ricordato il turbamento di lui adolescente di fronte alla scena dello strappo della camicia da parte di André e l’affermazione con cui Riyoko Ikeda ha definito André ancora oggi l’amore ideale per tutte le ragazze e donne ambiziose e in carriera. Da segnalare anche la presenza di Clara Serina de I cavalieri del re e della super esperta e traduttrice Simona Stanzani.

Ecco il testo del mio articolo in tema pubblicato sul periodico on line Nuova Società di cui ero una collaboratrice il 6 giugno del 2010

Per la generazione cresciuta tra gli anni Settanta e gli anni Ottanta, gli anime giapponesi sono stati il serbatoio di un immaginario senza fine: tra i più amati c’è Lady Oscar, tratto dal manga Le rose di Versailles dell’autrice Riyoko Ikeda, una delle più celebri autrici di fumetti giapponesi e non solo, che è stata ospite del festival letterario di Collisioni a Novello.

Cosa prova a vedere che Lady Oscar continua ad avere tutto questo successo?

“Non mi aspettavo di vedere tutte queste persone amare le mie opere, anche venire qui è stata una sorpresa, ho firmato tantissimi autografi. Il figlio della famiglia che gestisce l’albergo dove pernotto era emozionatissimo all’idea che fosse arrivata Lady Oscar e mi è subito venuto incontro per regalarmi una rosa che porto con me. Sono passati quasi quarant’anni da quando ho fatto Oscar, ma sono felicissima di continuare ad incontrare tutte queste persone che hanno amato e continuano ad amare la mia opera. Vi ringrazio tutti”.

Come è nata l’idea di questo fumetto?

Il target degli shojo manga (fumetti per ragazze) negli anni Settanta era fatto da ragazzine dai 10 ai 14 anni, il mio editore di allora era preoccupato che la mia proposta fosse un po’ tanto difficile, introdurre la grande Storia in un’opera per giovanissime era visto come un rischio. Ma io ero interessata a fare una cosa nuova, anche per parlare del ruolo crescente della donna nella società. A quell’epoca il fatto che le donne uscissero di casa e andassero a lavorare era discusso principalmente da uomini, il Giappone era un Paese profondamente maschilista. Non volevo solo scrivere una biografia di Maria Antonietta basata su quella di Stephen Zweig, ma far vedere come una donna come Oscar affrontava una società fatta a misura d’uomo”.

Effettivamente in tutte le sue opere si vede come Riyoko Ikeda abbia a cuore l’interesse per la condizione della donna nella società…

“Ad un certo punto Oscar chiede a suo padre che se l’avesse cresciuta come una donna normale lei avrebbe finito per non studiare, per sposarsi a quattordici anni ed avere tanti figli, e allora lo ringrazia per aver fatto di lei quello che è, anche se la sua vita è tragica e difficile è una vita che l’ha soddisfatta. Al tempo di Oscar se una donna voleva vivere una vita non sottomessa ma libera doveva per forza travestirsi da uomo”.

Ecco interessante è anche molto il tema del travestitismo, alla base di un fenomeno sociale giapponese come il corpo teatrale Takarazuka, che nel 1989 fu elogiato dai critici francesi per aver celebrato a Parigi il bicentenario della Rivoluzione francese proprio con uno spettacolo ispirato a Lady Oscar. Nel corso della storia ci sono state tante donne che hanno preso abiti maschili, dalla Papessa Giovanna, personaggio ancora scomodo oggi, a Catalina de Erauso, protagonista della conquista del Perù. Perché ha scelto questo tema?

“Quando ho iniziato a creare Oscar non mi interessava il discorso del travestitismo, era funzionale alla storia narrata. Dopo ho iniziato ad interessarmi a questo, scoprendo per esempio che Giovanna D’Arco fu condannata al rogo semplicemente perché si vestiva da uomo, la Chiesa condannava questo, e del resto sono state tante appunto le donne che hanno preso abiti maschili per lottare, vivere, mantenersi. Nel creare Oscar ho avuto presente il tema dell’androginia come era vissuta nell’antica Grecia”.

Riyoko Ikeda ha da alcuni anni abbracciato la carriera di soprano, esprimendosi come artista a tutto tondo. Il perché di questa scelta?

“Era un sogno che avevo da sempre e che da giovane non ho potuto realizzare. L’allungamento della vita fa sì che ci sia più tempo anche per riprendere in mano sogni sopiti e provare a realizzarli, del resto ho anche scritto un libro sulla vita dopo i quarant’anni”.

Come vede gli shojo manga di oggi, molto realistici e poco romantici?

“Senz’altro riflettono l’epoca contemporanea, molto contradditoria e strana, a volte mi sento impotente di fronte a novità come Internet e l’avvento dell’elettronica. Sono rimasta molto perplessa dopo un servizio che ho visto in televisione qualche tempo fa: io e le mie coetanee volevamo lavorare ed affermarci, le ragazzine di oggi vogliono fare le casalinghe!”

Riyoko Ikeda è autrice anche di altre opere, come Eroica, incentrato sull’epopea di Napoleone, La finestra di Orfeo, travestitismo durante la Rivoluzione russa e Caro fratello, storia di una scuola femminile giapponese dove si parla di bullismo e omosessualità femminile. La sua venuta a Collisioni è stata organizzata con l’aiuto del Club di Lady Oscar ed è stato dedicato alla memoria di Caterina Cantone, fondatrice del club morta prematuramente nel 2009.

Ed ecco le foto da me scattate in quel giorno