Lavori miei in tema

Lady Oscar su Generazione otaku

A fine anni Ottanta scrissi il saggio Generazione otaku, che poi venne pubblicato sul CD della fu rivista Benkyo e che poi rimaneggiai e misi in vendita su Lulu. Ora l’ho ritirato, e penserò se e come metterlo a posto per il futuro, o se fare qualcos’altro, tenendo conto che il mio interesse per manga e anime riguarda essenzialmente i titoli vintage.
Ecco però i due estratti su Lady Oscar che scrissi in questo libro, a testimonianza di una passione appunto duratura e che mi ha accompagnata in varie parti della mia vita.

Le ragazzine, dopo aver decretato il successo di Heidi, si appassionarono in molte ai generi fantascientifici, ma trovarono presto pane per i loro denti con tutta una serie di personaggi appartenenti a quelli che in Giappone si chiama il filone shojo, cioè proprio il filone delle ragazze. Il più emblematico di tutti fu Candy Candy, una bionda fanciulla dei primi del secolo, dalla vicenda appassionante come un film, che diventò un’amica per un’intera generazione e anche oltre. La bionda Candy fu uno dei personaggi made in Japan più sfruttati commercialmente, alla base di tutta una serie di iniziative editoriali a cura del Gruppo editoriale Fabbri, che diventò, sia pure per breve periodo (e vedremo più avanti perché) l’editore di punta per ragazzi con la pubblicazione di un settimanale dedicato alla signorina Tuttalentiggini, di libri, di albi con disco e di gadget vari incentrati sulla nuova beniamina delle adolescenti. Insieme a Candy, o subito dopo, giunsero altri anime sulla sua falsariga, come Charlotte, storia di una ragazzina canadese in cerca dei genitori, Mademoiselle Anne, dove una ragazza del Giappone di inizio secolo era alle prese con le rigide tradizioni della sua patria in quegli anni, Sandybelle, storia di una giovane scozzese divisa tra amore e lavoro e soprattutto Lady Georgie, la vicenda di una fanciulla alla ricerca delle proprie origini, tra passioni ed intrighi nell’Inghilterra della regina Vittoria. Furono tutti anime di successo, che come Candy Candy continuano ad apparire in televisione ed ad essere ricordati dagli otaku e dalle otaku, e non solo da loro, visto che numerose ragazze insospettabili, per niente inserite nel giro di appassionati, ricordano con simpatia ed ancora riguardano le avventure di Candy in collegio, Georgie in fuga con il suo Lowell e Charlotte alla ricerca della mamma.

Ma la serie mitica per le ragazze, accanto a Candy Candy, in Italia e non solo, fu ed è Lady Oscar, romanzone d’appendice ambientato nella Francia della Rivoluzione, in cui una giovane e bellissima (ovviamente!) nobildonna era costretta a fingersi uomo e serviva prima la regina Maria Antonietta, poi la causa rivoluzionaria, per amore. Un anime con un finale tragico, ma che è veramente entrato nel mito di tutti, suscitando una passione difficilmente ineguagliabile e decisamente profonda.

Lady Oscar

Dopo il successo di Candy Candy, nella primavera del 1982 le otaku incontrano una nuova amica, che sia pure in modo diverso le appassionerà in modo veramente totale.

Lady Oscar, tratto da uno degli shojo manga di maggiore successo in Giappone di tutti i tempi, ottenne nel nostro Paese degli indici d’ascolto record, sui cinque milioni di telespettatori, alle 20, in concomitanza con il telegiornale del primo canale, e creò un nuovo modo di sognare.

Il fascino del Settecento, rivisitato con occhio nipponico, gli intrighi, il grande amore tra la protagonista e il suo scudiero André, la sigla di Riccardo Zara (una delle più amate dai fan in assoluto), Versailles, l’infelice Maria Antonietta e l’affascinante Fersen: tutto concorre a rendere Lady Oscar un cult assoluto, uno degli anime più amati dagli otaku nel nostro Paese.

Peccato che lo sfruttamento commerciale della serie sia avvenuto in modo discontinuo: la Fabbri editore interruppe la pubblicazione del fumetto (forse troppo adulto per le ipotetiche bimbe a cui si doveva rivolgere, secondo loro), la serie viene trasmessa ad intervalli molto irregolari (ossia tre volte di seguito e poi non più per oltre due anni), la ripubblicazione del manga ad opera della Granata Press non ha ottenuto il successo sperato.

Peccato: perché comunque Lady Oscar rimane una delle serie più amate, ancora idolatrata da persone insospettabili (Anna Falchi si è definita una sua grande fan): ma forse ha trovato un suo nuovo spazio su Internet, dove le sono stati dedicati alcuni siti veramente preziosi ed interessanti, frutto di vero amore di fan.

Cosa c’era su queste riviste e quali erano?

Tv Junior, edito dalla Eri edizioni Rai fu il primo ad occuparsi di anime: nacque nella primavera del 1979, sull’onda del successo di Capitan Harlock e presentò alcuni adattamenti a fumetti rifatti (male) in Italia. Ma il punto forte erano alcune delle immagini a colori originali presenti nelle pagine della televisione. Oggi i numeri del giornalino, che terminò le pubblicazioni nel marzo del 1984 fondendosi con Candy Candy sono pressoché introvabili.

Candy Candy, edito dal Gruppo Editoriale Fabbri, iniziò le pubblicazioni nell’autunno del 1980, ottenendo un grande successo proponendo il manga originale dedicato alla Signorina Tuttalentiggini. In seguito, diventò una vera e propria rivista di fumetti per ragazzine, con altri shojo1 come Luna, Susy del Far West, Kitty la stella del circo, Alice, Lady Oscar, Via col vento, Rosa Pasticcio, Georgie. Ma da un certo punto in poi prevalse una censura miope che portò al taglio di diverse storie, prima fra tutte Lady Oscar. Le adolescenti si stufarono e lasciarono il giornalino, che si spense alla fine del 1987. È comunque una rivista mitica, ancora amata e ricercata dalle bambine di ieri e di oggi, e da molte tenuta in una perfetta collezione, rilegata in copertine coloratissime.

Il Corriere dei Piccoli ritrovò una nuova stagione di successo, a partire dalla fine del 1981, presentando una veste in cui si trattava quasi solo degli anime2. Ebbe qualche problema di diritti con il personaggio di Lady Oscar, ma presentò splendide copertine originali, poster, anime comic (di Occhi di gatto, Creamy e altri cartoni animati) e storie originali (Lady Love, tradotto dal giapponese) o rifatte in Italia (Creamy, Il tulipano nero). Purtroppo la nuova direzione, nel 1986, decise di non interessarsi più di anime. Alcuni numeri del 1982, con Lady Oscar in copertina, sono oggi ricercatissimi ed ancora bellissimi da vedere.

1 Vedi appendice con glossario.

2 Vedi appendice con glossario.

Il fenomeno shojo manga

Tradizionalmente, in Occidente si pensa che i fumetti debbano essere appannaggio di un pubblico esclusivamente maschile, e questo spiega anche fenomeni come il dilagare del nudo e il successo di personaggi come Valentina, Isabella e Jacula.

In Giappone, già fin dal dopoguerra, si è pensato invece di avvicinare al mezzo fumettistico in modo massiccio anche le ragazze, proponendo storie che hanno avuto un’evoluzione nel corso degli anni notevole e che oggi sono alla base di tutta una filosofia di vita.

Gli shojo manga (da shojo ragazza o ragazze, manga ovviamente fumetto) hanno portato al successo numerosi autori e soprattutto autrici: Osamu Tezuka è stato, come abbiamo visto, il primo che si è cimentato nel genere, occupandosi però anche di altri filoni. I suoi colleghi, o meglio le sue colleghe, sono state poi in ogni caso molte, e tutte piuttosto originali.

Riyoko Ikeda ha scelto di specializzarsi nei drammoni a sfondo storico, sfornando tra l’altro Versailles no Bara, quel Lady Oscar così popolare anche da noi in cui sono contenute tante suggestioni degli shojo, dall’amore impossibile alle ambientazioni da sogno, dall’ambiguità sessuale al romanticismo portato all’estremo. L’altra opera famosa dell’autrice è Oniisama e… (Caro fratello), storia fosca di amori tra ragazze non volgare ma non certo tranquillizzante.

Anche Yumiko Igarashi ama storie di altri tempi, con protagoniste ragazze dagli occhioni stellati e dai lunghi capelli biondi. Non per niente è la creatrice di Candy Candy e Lady Georgie, popolarissime in quasi tutto il mondo. Ultimamente si è convertita ai ladies comics (vedi oltre) producendo storie caratterizzate da una forte vena erotica.

Waki Yamato è un’altra autrice classica, che ha preferito scavare nel passato del suo Paese, creando storie come Haikarasan ga toru (conosciuto da noi come Mademoiselle Anne) e addirittura un adattamento di Genji Monogatari di Murasaki, il primo romanzo della storia giapponese, considerato un classico da tutte le autrici e lettrici di shojo.

Suzue Mikuchi ha legato la sua fama al lunghissimo Glass no Kamen (visto in Italia in animazione come Il grande sogno di Maya), storia di un amore folle tra una ragazza e il palcoscenico, mentre Michiyo Akaishi, dopo un debutto all’insegna delle soap operas con Alpenrose si è orientata in seguito sul mistero e l’orrorifico.

Anche Chiho Saito ha iniziato con i feuilleton a sfondo storico (Kakan no Madonna, ambientato all’epoca dei Borgia), per poi virare verso il misterioso e lo strano, ottenendo un grande successo con Shojo Kakumei Utena, uno dei titoli più attesi da molte otaku (e non solo) italiane.

Keiko Sakisaka si presenta come un’autrice molto meno commerciale: ha tradotto liberamente in manga un romanzo di Banana Yoshimoto e ha collaborato con i Kappa boys per il volume Oltre la porta, approfondendo le tematiche misteriose che ama molto.

Le Clamp, un gruppo di amiche, hanno creato un nuovo filone all’interno degli shojo, presentando storie dove magia, mistero e distruzione la fanno da padrone: Magic Knight Rayearth, un fantasy al femminile, Rg Veda, una rivisitazione della mitologia indù, X 1999, la storia di un’apocalisse che si richiama ad antiche leggende. Sono amatissime in patria (caso abbastanza raro) anche dal pubblico maschile.

Naoko Takeuchi è l’autrice del più recente successo shojo, Sailor Moon, ed ha rivoluzionato il mondo delle maghette e i ruoli delle ragazze. Ha debuttato con storie di ambientazione scolastica, ma sembra aver trovato la sua vera vena proprio nelle storie di magia.

Il mondo degli shojo manga si evidenzia anche per altre peculiarità: le sue lettrici ed autrici amano molto alcuni fenomeni all’apparenza molto diversi tra loro. Una loro grande passione è per esempio il Takarazuka, il teatro formato tutto da ragazze che si esibisce anche in spettacoli ispirati al mondo dei manga. Ma le giovani giapponesi adorano anche i film dell’orrore con protagoniste ragazze, come Phenomena e Suspiria di Dario Argento, Nightmare di Wes Craven, Creature del cielo di Peter Jackson, nel cui procedimento di catarsi e nelle cui avventure le giovani spettatrici si riconoscono e confortano. Ed amano anche le storie di ragazzi omosessuali, tanto da avere film cult (come Maurice e Poeti dall’inferno), libri e persino tutto un filone di fumetti erotici dedicati a questo.

L’importanza data alle ragazze nei fumetti giapponesi ha fatto cambiare qualcosa anche in Occidente? In Italia senz’altro sì, visto che sono molte le appassionate di fumetti, e visto che anche case come la Disney e la Bonelli si sono accorte dell’importanza crescente del pubblico femminile, creando riviste ad hoc a loro rivolte.

Gli animatori

All’interno dell’animazione giapponesi ci sono una serie di artisti veri e propri, gli animatori, che si sono distinti per la cura e la bravura. Molti di loro hanno dato vita a grandi successi anche in Occidente.

Hayao Miyazaki debutta praticamente con il film noto come La spada di luce, una fiaba nordica per l’epoca (1965) splendidamente realizzata. In seguito ha diretto e supervisionato film che vengono considerati da tutti veri e propri capolavori, come Il Castello di Cagliostro, forse il film migliore tra quelli dedicati a Lupin III, una favola incantevole, il suo capolavoro, Nausicaa della valle del vento, un fantasy struggente ed ecologista di cui è autore anche del manga, il fantascientifico alla Jules Verne Laputa, la fiaba agreste Totoro e l’ultimo, choccante ma bello, Monohoke Hime. La Buena Vista ha acquistato i diritti per distribuire i film di Miyazaki in tutto il mondo, ma questo matrimonio, almeno in Italia, non ha portato i frutti sperati: i film restano congelati, per ora.

Isao Takahata, collega per lungo tempo di Miyazaki nello studio Ghibli, ha partecipato come regista e disegnatore a tante serie classiche per l’infanzia, tra cui Heidi ed Anna dai capelli rossi. In seguito ha realizzato alcuni lungometraggi animati, tra cui bisogna almeno ricordare la fiaba di animali Pompoko, i cui protagonisti sono i tanuki, un animale giapponese a metà strada tra il tasso e il procione, e lo struggente e bellissimo La tomba per le lucciole, la tragedia di due fratellini in un mondo crudele e sconvolto dalla guerra che non li risparmierà.

Sia Miyazaki che Takahata attendono nel nostro Paese una definitiva consacrazione, per l’ottimo livello delle loro opere.

Shingo Araki ha seguito pari passo tutta l’evoluzione dell’animazione giapponese, arricchendo svariate serie con il suo stile, che si caratterizza per la bellezza dei personaggi, ragazzi e ragazze che siano. Tra le sue creature ricordiamo la prima Cutie Honey del 1972, le splendide Najda, Rubina e Maria Grace Fleed della serie GrendizerGoldrake, il bellissimo Fritz Arken di Danguard, primo bello e dannato della storia degli anime robottici, la struggente Lady Oscar, uno dei suoi personaggi più riusciti e la banda dei Cavalieri dello Zodiaco, resi da lui un’irresistibile galleria di bellissimi androgini. Araki, con la moglie Michi Himeno continuano nella loro attività di illustratori e disegnatori.

Hiroshi Shidara ha diretto come regista la maggior parte delle serie di successo della Toei Animation, legando soprattutto il suo nome ai personaggi di Meg-chan (Bia), Candy Candy e Lun Lun, a cui ha infuso vita e simpatia. Ha continuato la sua carriera negli anni, partecipando tra l’altro anche all’ultimo classico degli shojo manga, Sailor Moon.

Ippei Kuri è uno dei nomi di punta della Tatsunoko, casa di produzione rivale in un certo senso delle più grandi Toei e Tokyo Movie Shinsha, ed è l’anima di serie storiche come la saga delle Time Bokan, le macchine del tempo, Kyashan, Hurricane Polymar e Tekkaman.

Yoshihazu Yasuhiko, in collaborazione in alcuni casi con il collega Yoshiyuki Tomino, ha un tratto particolarissimo, morbido e sensuale, che ha potuto impiegare in serie e film come il tragico Zambot 3, il mitico Gundam RX78, Daitarn 3 e Gundam F91. Sono un duo di artisti che lasciano il segno, e che lavorano, non si capisce se per scelta o boicottaggio, molto meno di altri loro colleghi.

Akio Sugino, in collaborazione con Osamu Dezaki si distingue per uno stile curato, anche idealizzante ma spesso crudo: basti pensare ad opere come il crudo Golgo 13, alla seconda parte degli episodi di Lady Oscar, Caro fratello e soprattutto quello che forse è il suo capolavoro, la trasposizione animata di Black Jack.

Che serie seguire? Una buona idea è partire dai propri interessi in generale: se si ama la fantascienza, la scelta spazia da Atlas Ufo robot a Ken il guerriero, se si è tipi romantici si è in buona compagnia con Candy Candy, Lady Georgie, Lady Oscar, se si ama lo sport ci sono Holly e Benji e Mila e Shiro. Non è una buona idea guardare qualcosa di un genere che non si è mai sopportato: si finirebbe per sminuire tutta l’animazione giapponese perché quel cartone animato non è piaciuto.

Gli otaku amano delle serie animate questo senso del racconto, lungo, che rende i loro personaggi sempre in casa, familiari. La giovane età, in media, dei protagonisti degli anime ha sancito definitivamente il loro successo: finalmente degli eroi in cui riconoscersi.

La mia esperienza di otaku

E per raccontare una storia di otaku, tanto vale che l’autrice di queste righe racconti la sua, dopo alcuni indizi che ha già seminato nel saggio.

Mi sono appassionata agli anime a nove anni e mezzo, quando arrivarono Heidi ed Atlas Ufo robot che subito mi colpirono. Ero sempre stata una bambina molto fantasiosa, poco amante del grigiore della vita, del conformismo, delle cose che non fanno fantasticare, e gli anime mi aprirono un mondo di cui non avevo sospettato l’esistenza.

Ho guardato tutte le serie della prima ondata, da Capitan Harlock a Jeeg robot, da Candy Candy a Charlotte, da Daitarn 3 a Starblazers, trovandole in generale tutte appassionanti ed affascinanti. Ricordo di aver comprato una volta almeno tutte le riviste che uscivano ai primi tempi, ed ho fatto parecchie raccolte di figurine.

Le serie preferite della mia adolescenza sono state Candy Candy e Lady Oscar: per un breve periodo, poi, mi ero distaccata dal mondo degli anime, in cui sono ritornata poi di corsa avendo capito che potenziale fantastico aveva su di me.

Ho avuto ed ho molti corrispondenti, ho conosciuto otaku anche di altre parti del mondo, soprattutto ora, grazie ad Internet di cui sono diventata una grande appassionata, anche per lavoro e non solo per gli anime.

Ho collezionato e colleziono molte testate legate ai manga e agli anime, oltre a svariato materiale sulle serie mitiche della mia infanzia, magari non pregevole, ma a cui sono legatissima da una vita. Compro più di trenta testate al mese, che leggo assiduamente mentre viaggio in tram, alla sera a letto, mentre faccio un po’ di cyclette per mandare giù un po’ di ciccia.

Ho registrato tantissime serie televisive, ed ho comprato svariati film ed Oav: la mia videoteca ospita un vasto settore sugli anime, oltre a film sugli animali, film per ragazzi, film e serial fantastici.

Ho fatto parte e faccio parte di club dedicati ai fumetti e ai cartoni animati giapponesi, ho partecipato a numerose fiere del fumetto, mi sono travestita (da Sailor Jupiter, da Aramis, da Candy, da Luna, la gattina delle guerriere Sailor); non so disegnare (ma alle medie, quando c’era disegno libero, facevo sempre qualche protagonista degli anime!), ma in compenso ho scritto racconti sui miei beniamini, che presto inserirò nel Web, per cui sto realizzando pagine in tema.

Ho collaborato e collaboro a numerose riviste in tema, come Japan Magazine, Mangazine e Sushi, nella cui redazione lavoro attivamente: proprio perché vorrei, e mi sto battendo perché questo avvenga, che la mia passione per i manga e gli anime diventasse anche un lavoro.

Da ragazzina sono stata tanto sola, con questi miei personaggi, che mi hanno dato tanta fantasia e simpatia: poi sono riuscita a trovare degli amici che come me amavano queste cose, e con cui non vergognarsi di dire che si era innamorati di Terence di Candy o di André di Lady Oscar (due dei miei amori in animazione, ma non preoccupatevi, apprezzo moltissimo anche Brad Pitt e Leonardo di Caprio!).

Per me i manga e gli anime hanno aperto l’interesse per l’Estremo Oriente, infatti ora come ora sto studiando giapponese e mi interesso di letteratura e cinema del Paese del Sol levante: la mia autrice preferita è Banana Yoshimoto, che a saputo a mio parere rappresentare in pieno la mia generazione, più di qualsiasi scrittore occidentale. Inoltre i manga e gli anime hanno rafforzato il mio interesse per la fantasia in tutte le sue forme: adoro il fantasy, sono una stimatrice della letteratura fantastica, mi interessano i giochi di ruolo, sono appassionata di cinema e televisione fantastica (X-Files, Star Trek, Ai confini della realtà, Spazio: 1999) e tutto quello che è strano o occulto. Mi piacciono anche altri generi fumettistici, come Disney, i nuovi Bonelli e alcune cose del fumetto franco-belga (Asterix, che gallo!).

Posso veramente dire un sentito GRAZIE ai manga ed agli anime e a quello che mi hanno offerto: e spero che per tutti gli altri otaku sia stata la stessa cosa che per me.

Vorrei, come tutti penso, cambiare tante cose della mia vita: ma il mio amore per la fantasia e il mio essere otaku, no, mai, sono per me qualcosa di più che una passione.

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