Film in costume

La cineteca di Oscar: Chevalier

Non sopporto la cosiddetta cultura woke, politicamente corretta, che inserisce personaggi che non c’entrano niente con le storie originali, tipo sirenette abbronzate, la Londra della Reggenza di inizio Ottocento trasformata in una società multietnica, Anna Bolena gay e di colore e la fidanzata afro nel rifacimento di Tom Jones . Ma mi piacciono invece le storie che fanno riscoprire aspetti e personaggi poco noti del passato, del resto la nostra Oscar è una di queste, personaggio fittizio basato però sulle tante donne guerriere che ci furono in quel periodo.
Per questo motivo, mi interessava vedere Chevalier, film uscito in Italia direttamente in streaming, basato sulla storia reale di Joseph Boulogne, cavaliere di Saint George, musicista di colore, o meglio mulatto che nella Francia prerivoluzionaria ottenne successo ed elogi prima di diventare vittima del razzismo imperante, sia da parte dei nobili che dei rivoluzionari. La sua musica, scoperta di recente, è paragonabile a quella di Mozart, ed è davvero una scoperta, soprattutto per chi ama le melodie dell’epoca, come la sottoscritta.
Chevalier è fatto molto bene dal punto di vista tecnico, fotografia, costumi, in certi momenti splendidi (l’abito con le rose dello spettacolo di Marie Josephine! E gli outfit di Maria Antonietta!), scenografie, con la Francia settecentesca ricostruita nella Repubblica ceca, dove esistono senz’altro luoghi rimasti fermi nel tempo. La colonna sonora è ovviamente bellissima, con i brani di Boulogne che è davvero ora di riscoprire o meglio scoprire e che spero diventerà reperibile nei negozi alla parti di altri maestri del tempo.
Il cast non è male, con Kelvin Harrison Jr nei panni del protagonista, la bella Samara Weaving, nipote di Hugo, come Marie Josephine, l’amore infelice di Joseph, Marton Csokas, Aristarco in Xena, perfetto come cattivo, Lucy Boynton spumeggiante Maria Antonietta, Alex Fitzalan, un duca d’Orléans molto diverso da quello di Oscar, e un piccolo ruolo per un’odiosa Minnie Driver.
Purtroppo, il film crolla miseramente sulla sceneggiatura, costruendo una vicenda piena di anacronismi, dalla nobile che fa la cantante d’opera (ma quando mai?) alla festa caraibica con melodie contemporanee in piena Parigi prerivoluzionaria, dal ruolo di Maria Antonietta, totalmente inventato e senza il marito e gli amati figli vicini, allo scoppio della Rivoluzione raccontato in maniera approssimativa. Peccato, perché la storia poteva essere interessante, si poteva per esempio raccontare il ruolo di Joseph come capo della prima milizia di soldati rivoluzionari di colore.
Chevalier è quindi un’occasione sprecata, se non per far scoprire finalmente la musica di un artista dimenticato, ma che nemmeno oggi viene raccontato in maniera realistica. Peccato.

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