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Le lucciole di Oscar 40 anni dopo

Tra poco più di due ore, saranno quarant’anni esatti da quando vidi la prima volta l’episodio 37, in italiano La voce della libertà, che secondo Italia 1 era una conclusione provvisoria di Lady Oscar in attesa di una fantomatica nuova serie in autunno.
La cosa avrebbe dovuto puzzarmi un po’, visto che sui giornali si parlava di quaranta episodi, ma dato che ero reduce da Candy Candy, dove c’erano state per noi due serie distinte, non ci feci poi alla lunga caso, e per tutta l’estate aspettai le nuove avventure.
Certo, ci fu la mia mamma, che come uccellaccio del malaugurio disse sulla scena finale di Oscar e André che corrono verso Parigi Vanno a morire. D’altro canto c’erano alcune ombre pesanti sui nostri due eroi, lei malata di tisi e lui quasi cieco, ma uno ci spera sempre, e una parte di me, quella rimasta la ragazzina di allora, aspetta ancora quella nuova serie di avventure.
Ma in fondo, quella nuova serie io l’ho scritta e continuo a scriverla con le mie fanfiction, e continuo a leggerla e viverla con le fanfiction e le dojinshi degli altri appassionati, e senza quel finale tragico credo che non avremmo avuto tutti questo stimolo a creare, e Oscar oggi sarebbe uno dei tanti anime, magari interessanti e avvincenti, che hanno allietato i nostri verdi anni ma su cui non torniamo più.
Comunque, ci fu una scena ancora rivoluzionaria, perché fu la prima volta che in un cartone animato si vedevano i due protagonisti che si amavano fisicamente, o per dirla alla piemontese che ciulavano allegramente: la cosa più da ridere fu la stordita a scuola che non aveva capito niente della scena e bisognò spiegargliela. Da allora, guardare le lucciole è diventato sinonimo di fare qualcos’altro.
Grandioso per quanto è ignobile il commiato del caro paparino di Oscar con quel Non ti perdonerò mai che ogni volta che lo vedo fa partire il ritornello della famosa canzone di Masini, struggente la scena del quadro e peccato per i dialoghi cambiati (anche se Cinzia de Carolis e Massimo Rossi sono sublimi) perché Ti voglio bene anziché Ti amo con tutto il cuore non si può sentire. Beh, poi si capisce da quello che capita dopo che il senso è quello.
La scena finale dell’episodio è in ogni caso un’ottima uscita di sicurezza per chi non vuole vedere la conclusione e pensare a nuovi sviluppi. Sarò masochista, ma io non riesco a non vedere il finale.
Dopo quarant’anni, sono ancora qui ad amare quei due meravigliosi personaggi, quella protagonista fuori dagli schemi, non certo una piagnucolona e nemmeno una damigella in pericolo, e quel gnocco che vale un miliardo di principi azzurri, capaci del più bello e struggente degli amori e delle avventure più intense di sempre. Grazie ancora per questi quarant’anni insieme, Oscar e André.