Oscar e Ivanhoe, finzione e realtà
Duecento anni fa usciva Ivanhoe di Walter Scott, per molti il primo romanzo storico, un affresco avventuroso su un Medio Evo immaginario e reinventato, che ha fatto scuola nella rappresentazione di quest’epoca affascinante e spesso non compresa o compresa male.
L’idea che Walter Scott ha trasmesso con il suo romanzo ha influenzato poi moltissimi romanzi successivi ambientati in quell’epoca e tutto il filone del fantasy che si rifà al Medio Evo, reale o immaginario che sia, da Marion Zimmer Bradley a Tolkien.
Del resto, le epoche passate ci sono familiari grazie alle opere dell’immaginario, più che grazie ai libri di Storia, se conosciamo fatti e persone lontani nel tempo è grazie alle storie di finzione.
Quanto la nostra Oscar ha influenzato la visione che oggi abbiamo della Rivoluzione francese e della corte di Versailles? Tantissimo, più che molte altre opere in tema, anche e soprattutto europee. Ma la sensei Ikeda ha fatto un lavoro ancora diverso da quello di Walter Scott, che prese qualche elemento storico e poi costruì una vicenda immaginaria. Ne La Rosa di Versailles la maggior parte dei fatti narrati sono realmente accaduti e la maggior parte dei personaggi presenti sono reali, con tanto di fine tragica. In mezzo a questo ha incastonato un personaggio della forza di Oscar, con il suo amato André, creando un’icona romantica, romanzesca, avventurosa, ma bilanciando in maniera pressoché perfetta realtà e fantasia, e sacrificando quest’ultima alla verosimiglianza, vedi il finale tragico.
Un personaggio inventato, con una storia trascinante, ma che entra nella realtà di un periodo e non si separa più da questa: Ivanhoe ci ha trasmesso un immaginario di duelli, tornei e castelli, Oscar ci ha presentato un’altra realtà vera come il vero, con la sua presa della Bastiglia.
Chissà se tra duecento anni ci saranno ancora fan di Oscar… speriamo di sì, la forza per durare ce l’ha senz’altro.
