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Le vite non vissute da Oscar

In Gli anelli di Akhaten, uno dei più begli episodi di una serie che amo molto, Doctor Who, il protagonista e la sua companion Clara devono affrontare un parassita galattico che si nutre di ricordi e sentimenti. Il Dottore lo affronta in una scena a dir poco toccante con tutto il bagaglio dei suoi ricordi e delle sue esistenze senza fine, ma chi lo sconfigge è Clara, dandogli la foglia che ha fatto incontrare i suoi genitori, simbolo di tutte le possibilità di tutte le vite, anche quelle mai realizzate, quelle troncate, quelle impossibili, quelle che non sono potute succedere.

Credo che la storia che più ha fatto pensare alle possibilità mai realizzate, a tutto quello perso o mai avuto, ad ogni cosa non detta e non espressa, sia proprio quella della nostra Oscar (e presto scriverò una fanfiction in cui incontrerà il Dottore, per celebrare tra l’altro i sessant’anni di quest’ultimo).
Sono decenni che noi fan immaginiamo per lei altre possibilità, un futuro non certo scontato con il suo André, una vita dedicata comunque ai suoi ideali, e anche perché no, dei figli nati da questo amore così grande. C’è chi storce il naso di fronte all’idea di Oscar moglie e mamma e lo vede come offensivo verso di lei. Ma non è così: io sono femminista, ma non sopporto più certi estremismi isterici dell’oggi. Molti dicono che in Oscar Riyoko Ikeda ha messo dentro se stessa, che non ha voluto figli, eppure la stessa autrice ha detto durante una sua intervista che forse il suo unico rimpianto è di non aver dato la vita ad un altro essere umano.
Oscar sceglie di vivere come un uomo per godere di una libertà che altrimenti non potrebbe avere come donna alla sua epoca, ma nel corso della sua vita dimostra tenerezza, empatia, dolcezza, dedizione verso varie persone. Il suo rapporto con Maria Antonietta, che è sua coetanea ma di cui lei si cura come se fosse più piccola di lei, perché comunque più debole, la dedizione per Rosalie, l’affetto per il principe Louis Joseph. Oscar si prende cura del piccolo Gilbert, si indigna per la morte di Pierre, prova empatia e dolcezza per Charlotte de Polignac.

All’epoca, tra l’altro, si stava scoprendo l’importanza dell’amore materno per i bambini, sull’onda dei testi di Jean Jacques Rousseau, che fu comunque un pessimo padre menefreghista, ma che esaltò questo, e fu proprio la regina Maria Antonietta una delle prime donne a seguire questa corrente di attaccamento ai suoi bambini. Oscar sognava solo di sposare il suo adorato André, in una semplice chiesa, e di vivere con lui quanto o poco le restava, alla faccia di tutte le esaltate che urlano che André è un molestatore e che fare l’amore con un uomo è essere sue serve e schiave del patriarcato. 
Oscar avrebbe voluto un figlio da André, in un altro universo, mai realizzato, come quelli della foglia di Clara, come quelli di una rosa ormai caduta che avrebbe potuto essere mille altre cose. 
Ecco come hanno immaginato Oscar mamma alcune autrici di fanart, ci sono anche tante storie su questo, anch’io ne ho scritte e ne scriverò.

A prescindere da qualunque scelta, legittima, ognuno di noi abbia fatto nella sua vita non è riduttivo immaginare Oscar come moglie del suo André e come mamma dei figli nati da questo amore (e avevano già iniziato a darsi da fare), ed anche tutte queste possibilità mai avute, queste vite non vissute, rendono il suo personaggio ancora più affascinante. Il non vissuto rende tutto più struggente, le cose perdute anche, quello che non c’è mai stato non parliamone. Un amore come quello per André continua a farci sognare.

E nelle mille possibilità mai vissute, mi piace pensare ad un personaggio come lei come possibile figlia in un altro universo di Oscar e André.

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