Rassegna stampa

Un nuovo libro su Oscar

A sette anni dalla pubblicazione del primo volume, che ovviamente io ho, Valeria Arnaldi torna ad occuparsi di Lady Oscar, con un nuovo saggio, Il destino delle rose, sempre edito da Ultra, in cui riprende il suo lavoro precedente aggiungendo altre curiosità, perché su Oscar, io lo so bene, c’è sempre qualcosa da dire, e ci sarà sempre.
Certe storie sono davvero eterne e potenti.
Ecco la copertina del nuovo libro

Ecco la copertina del vecchio libro

Ed ecco cosa diceva Valeria Arnaldi in un’intervista su Libro Guerriero in tema:

Hai scritto due libri per Shibuya, uno dedicato a Miyazaki, uno a Lady Oscar: partiamo proprio dal volume “Lady Oscar. L’eroina rivoluzionaria di Riyoko Ikeda” (Ultra, 2015). Come ti sei documentata?

I miei saggi partono da un approccio critico. Mi interessa raccontare il dato, fornire un’informazione più articolata e approfondita possibile, poi andare oltre per proporre nuove chiavi di lettura e interpretazione, spaziando tra arte, sociologia, psicologia. Cercare il “dietro le quinte”, portare in primo piano i dettagli per analizzare nel modo più completo possibile i lavori dei vari autori. Nel caso specifico di Lady Oscar e, più in generale, di Riyoko Ikeda, mi sono documentata sui lavori della mangaka, leggendo e facendo analisi, anche incrociate, dei suoi manga. Poi ovviamente, ho studiato gli adattamenti: serie animate, film, teatro, cinema. Tutto ciò che serviva per mettere in luce, da un lato, il lavoro originale della Ikeda dall’altro la seconda vita dei suoi personaggi, divenuti rapidamente icona, nelle riletture altrui, fino ad arrivare agli omaggi degli artisti contemporanei. Per quanto riguarda, invece, l’approfondimento sull’autrice, mi sono affidata alle sue stesse dichiarazioni, ricostruendo le affermazioni rilasciate in più sedi e Paesi nel corso degli anni.

Si può considerare l’eroina francese come portavoce di un’affermazione per la libertà e uguaglianza femminili, che in Giappone – come in altri paesi, del resto – erano ostacolate da una mentalità conservatrice?

Lady Oscar nasce con una forte vocazione femminista. Scrivendolo, la Ikeda voleva mandare un messaggio chiaro alle giovani della sua epoca, mostrando una vita diversa da quella “costretta”, che si prospettava loro in seno alla tradizione. Voleva creare per loro un modello indipendente e autonomo, dal carattere energico, che dimostrasse che non si deve necessariamente essere scelte ma, anche se donne, si può scegliere. Il Giappone limitava la posizione della donna in ruoli più comodi per gli uomini, mai di primo piano. La stessa Ikeda dovette combattere per diventare una mangaka. Era infatti insultata dai colleghi uomini per la sua scelta di donna indipendente. Ecco, quello che voleva fare con Lady Oscar era dimostrare che le donne potevano costruire il proprio spazio. Ed è, forse, anche per questo che nel tempo Oscar ha continuato ad affascinare e crescere più generazioni. In fondo, quella del coraggio di essere è lezione che non passa mai di moda.

La donna-guerriera o in abiti maschili non è un’invenzione della creatrice di Lady Oscar, Riyoko Ikeda, ma “proiezione di un immaginario antico che affonda le radici nel mito” (p.64), con i suoi innumerevoli esempi che vanno dalle amazzoni a Clorinda della Gerusalemme Liberata. Eppure Lady Oscar si distingue dagli esempi del passato: in cosa?

Lady Oscar è una donna moderna. Calata in una scelta forte e costrittiva come quella di genere – è il padre a decidere di crescerla come un maschio – in realtà, come ogni eroe tragico, accetta quel destino e lo fa suo, andando ben oltre le ambizioni del padre stesso per farsi vessillo di una nuova identità che non rinuncia al sesso ma dal sesso non si fa limitare. Granitica come si sarebbe potuta raccontare, la sua è invece una personalità tormentata, che modernamente accetta, seppure con sofferenza, le sue fragilità. E valuta consapevolmente il suo terzo sesso non come “idea” ma nella praticità del quotidiano.

Quando eri bambina, quanto e perché le sue avventure ti appassionavano? Ci sono episodi che ritieni fondanti, nella tua formazione?

Lady Oscar era idealista, energica, determinata, appassionata, una combattente, sempre dalla parte del giusto e, appunto, dell’Ideale. Era una donna straordinaria, nel senso etimologico del termine, completamente diversa dai modelli femminili che venivano proposti dalle altre serie animate dell’epoca. Era intrepida, coraggiosa, leale, forte. Una donna capace di prendere in mano il suo destino. Credo fosse impossibile non essere affascinati dalla passionalità alla base della sua “missione” di vita, nata da un capriccio altrui e poi trasformata in vocazione. Ogni episodio era retto sulle passioni dell’animo. Ricordo l’addio estremo a Fersen, il legame che la vincola ad Andrè, l’evoluzione, puntata dopo puntata, del personaggio e di tutto il suo universo. Difficile scegliere un episodio, direi forse il momento in cui rinuncia a titoli nobiliari e carica di comandante, per combattere dalla parte del popolo.

Hai conosciuto la Ikeda e ne hai studiato vite e opere: cosa ti ha colpito di lei, come persona?

Il suo lato “oscariano” direi. La Ikeda è una donna forte che ha costruito da sola il proprio destino, senza accettare il ruolo in cui, come donna, sarebbe stata confinata. Voleva che Oscar fosse un esempio femminista per le sue lettrici e, di fatto, con il coraggio di seguire le sue passioni – ritornando anche a quella per il canto – si è tramutata nel modello rivoluzionario che aveva costruito. Ha raccontato una storia di coraggio e poi si è rivelata, a suo modo e, ovviamente, in ben altro contesto, un’eroina, decisa a rifiutare tutti gli stereotipi che alla donna si accompagnavano. Ha combattuto la sua battaglia per una personale liberazione, diventando anche un esempio.

Ecco un paio di video dell’incontro a NipPop tra Valeria Arnaldi e Riyoko Ikeda

 

Tornerò ad occuparmi di nuovo di questo libro, perché ora devo leggerlo e poi recensirlo, ma intanto complimenti a Valeria Arnaldi per il suo amore per un’icona senza tempo!

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