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Lady Oscar vs Candy Candy

Inutile girarci attorno: Lady Oscar Candy Candy sono i due shojo anime cult degli anni Ottanta, almeno qui in Italia, amatissimi dalle appassionate e appassionati. C’era chi, come la sottoscritta, ha amato entrambe all’epoca, e che all’inizio non era convinta da Oscar, c’era chi preferiva la leggendaria guerriera e chi la dolce infermiera.
Ma non potrebbero esserci due storie e due personaggi più diversi, anche se sono entrambi shojo, e non solo perché uno è più soft e romantico (ma non banale) e l’altro decisamente più adulto e struggente, ma mai lagnoso. Con una certa faciloneria i giornali aveva proclamato Oscar la successora di Candy, ma non era proprio così.
Certi hanno detto che Candy era più gioioso che Oscar, troppo strappalacrime, che poi è tragico solo nel finale, e va detto che la Signorina Tuttalentiggini si perde in tutta una serie di episodi filler abbastanza superflui oggi da vedere, mentre ad Oscar i famosi dodici episodi in più previsti in origine sarebbero stati perfetti.
Cosa preferisco oggi? Senz’altro Lady Oscar, bellissimo anche a distanza di anni, che mi dice sempre qualcosa. Candy Candy è gradevole, ma non alla sua altezza, e la lite che contrappone Kyoko Mizuki a Yumiko Igarashi da un quarto di secolo non rende facile poter scriverci e lavorarci su come su Oscar.
Comunque, su una cosa siamo tutti d’accordo: Terence e André sono senz’altro due gnocchi da paura, se non altro perché li doppia quel mito di Massimo Rossi.

Ed ecco una cosina carina dal web su entrambe

“Quando ho visto Candy Candy per la prima volta me lo ricordo bene.
Ero a casa dai miei nonni.
Dalle 16,30 in poi, per un’ora e mezza circa, c’erano i cartoni animati.
Era la nostra ora d’aria in mezzo ad una televisione genitorialista e adulta.
Mi ricordo di aver pensato che aveva dei capelli di merda.
Sicuramente crespi.
E che la storia non ce la raccontava davvero giusta.
I capelli ricci con l’acqua si gonfiano.
A lei diventavano spaghetti.
Per poi ricomporsi perfettamente al primo raggio di sole.
I capelli di Candy erano una farsa.
Candy era una farsa.
Perché mica è possibile che tu sei all’orfanotrofio insieme ad Annie, la tua prima stronzamica, lei ti chiede di non farti adottare, tu rinunci per lei, e lei ti fotte i genitori.
E tu che fai?
La perdoni.
Cazzo sei Candy.
Non sei Madre Teresa di Calcutta.
Poi adottano pure te.
E chi incontri?
Quelle merde di Iriza e Neal.
Che in quanto a bullismo hanno fatto storia eh.
Ti picchiano.
Ti strappano i vestiti.
Ti fanno espellere.
Cercano di fotterti il fidanzato.
E tu che fai?
Li perdoni perché non è colpa loro, li hanno disegnati così.
Poi dopo mille peripezie finalmente ritrovi Terence e che succede?
Succede che la fortuna è cieca, ma la sfiga ci vede benissimo, e la collega attrice Susanna ha appena perso una gamba per salvarlo da morte certa.
Quindi lei che fa?
La salva da un tentativo di suicidio.
Le lascia Terence.
E se ne va.
E ama tutti.
Oh non si incazza mai.
Fino alla fine, dove, per essere stata sempre brava, ed aver perdonato tutto e tutti, vivrà felice e contenta.
Mai un’incazzatura.
Mai un vestito sopra le righe.
Mai un tacco 12.
Mai una pettinatura a schiaffio.
Una vita con i codini.
E la divisa.
Dell’orfanotrofio.
Del collegio.
Da infermiera.
E che DUE COIONI.
Voi adesso capirete perché non abbia mai desiderato essere Candy, ma Terence.
Figo, con i capelli lunghi e cool, un po’ stronzo, anticonformista, con quel mantello che al vento volava come fosse soffiato da un phon ad aria calda.
Tutto questo fino a quando non è arrivata lei.
L’unica.
La sola.
La regina.
Lady Oscar.
Ed è stato amore a prima vista.
Lei che solo con lo sguardo metteva in riga tutti i suoi sottoposti.
Tutti rigorosamente maschi.
Lei l’unica donna.
A capo dell’esercito del re.
Con l’uniforme bianca.
E le mostrine.
E il mantello.
E i capelli lunghissimi
Con le wave
Biondi senza una sbavatura d’arancio
Senza le doppie punte
Perfettamente acconciati dal vento
Figa senza filtri
Elegante anche vestita da maschio
E hai voglia che suo padre nella culla c’avesse messo il fioretto
Lei era la più donna di tutte.
Con quella camicia bianca e le ruches.
Le mostrine.
La spalline.
E quell’amore matto e disperatissimo.
Prima per Fersen.
Ed ha provato a prenderselo.
E quando ha capito che non c’era storia s’è pure incazzata.
Ha pianto sì.
Ma era un pianto da giramento di maroni.
Era un: ma vedi tu mi vesto pure da donna, mi metto i tacchi e questo mi dice che sono la sua migliore amica.
Ma vaffanculo tu, i tacchi e questo vestito di merda.
Lo sapevo che mi dovevo tenere l’uniforme che mi sta meglio, e poi mi muovo più libera con i pantaloni.
E che cazzo.
Ma poi finalmente Andrè si incazza, la sbatte al muro, le strappa i vestiti, e la bacia come solo uno che ti ama da una vita, ed ha pure perso un occhio per te, può fare.
E allora tu è come se lo vedessi per la prima volta.
E ci pensi pure la notte a come ti ha sbattuta al muro.
E capisci che sì è lui l’amore della tua vita.
E allora in barba alla guerra
A quella stronza di regina che mangia i croissant
All’etichetta di corte
Alla differenza di classe
Alle seghe mentali
Vai con lui
E sotto un cielo di stelle
E sopra un prato verde
In un bosco illuminato per l’occasione
Finalmente te lo fai
Ma mica per scherzo eh
Che io ancora mi ricordo di essere diventata rossa
Per la scena soft porno
Cioè Lady Oscar consuma
E tu ami lei
Ami lui
Ami tutti
E ti strappi i capelli
E poi lo strazio come solo i veri amori portano
Prima muore Andrè
Poi muore Lady Oscar
Ma tu pensi e che cazzo almeno si sono amati
Almeno si sono sposati
C’è chi vive una vita alla ricerca di Andrè
E poi trova un Fersen qualunque
Ma non sarà mai la stessa cosa.
E allora pensi sì cazzo frega
Lady Oscar muore..
Ma muore felice.
Mica come Candy che è piena di stronzamiche, e alla fine si fa lo zio.
Meglio un giorno da Lady Oscar
Che una vita da Candy Candy.” ( Dal web)