Oscar e l’amore

In questo momento la nostra bionda lady è in tendenza su Twitter perché è in corso una diatriba in tema: l’altro giorno Cristina d’Avena, voce della seconda sigla Una spada per Lady Oscar (per molti non la vera sigla dell’anime, ma tant’è), ha cantato alla festa di Fratelli d’Italia, suscitando gli strali del movimento glbt che ormai se la prende se una foglia cade come non piace a loro.
La cantante, giunta sul palco con un vestito arcobaleno, ad un certo punto ha intonato la sigla di Oscar, presentando la nostra bionda preferita come un simbolo di amore universale, e quindi facendo una strizzata d’occhio ai glbt, che da un po’ di anni l’hanno eletta icona loro, senza aver capito mi sa granché della storia, visto che  Oscar non è né lesbica né tanto meno trans. Oscar semmai è un’eroina femminista, una donna che fa un lavoro da uomo in maniera sublime e che dimostra che ci sono tanti modi di essere donna e che gli stereotipi di genere sono sbagliati.
A questi deliri si è aggiunta Chiara Valerio, che qualcuno ha definito la massima esperta di Lady Oscar, che ha detto in un articolo su Repubblica che in realtà è una storia di onore, dove tutti rinunciano all’amore e che quindi non simboleggia certo questo sentimento.

Eh no, qui sbagliate tutti.. Lady Oscar è un inno all’amore, all’amore assoluto, all’amore che va oltre tutto, che è più forte di tutto, anche della morte. L’amore che unisce Oscar e André, per lui percepito come tale fin da bambino Io ti amo, credo di averti sempre amata, come le dice, e l’amore che per lei è inconscio ma che emerge quando indossa la divisa all’inizio perché altrimenti dovrebbe rinunciare ad una vita che presuppone la presenza di André, quando affronta il re per salvare il suo compagno inseparabile da un’ingiusta condanna a morte, quando gli rivela le sue paure prima del duello con un duca malvagio ma anche il suo non volerlo uccidere, quando segue i suoi consigli, quando libera il Cavaliere nero che l’ha ferito perché glielo chiede André, quando urla il mio André di fronte al conte di Fersen di cui era stata infatuata, quando abbraccia per amore suo nuovi ideali, quando si dona a lui, quando lo perde e si sente in colpa per non essere stata sua prima e si sacrifica per raggiungerlo.

Basta vedere la scena, straziante, in cui Oscar dopo che è morto André sogna a lei insieme a lui sulla spiaggia a cavallo, a come si abbracciano: per quell’amore valeva la pena vivere, per quell’amore vale la pena morire, perché è stato comunque vissuto, come amici fraterni, come confidenti, come compagni di vita, come compagni di battaglie e d’armi e come amanti, e sia nel manga che nell’anime, tra i momenti di amore intenso e travolgente e il ricordo dell’amplesso che questo amore sia stato vissuto si capisce eccome.
No, non è una storia in cui si rinuncia all’amore, ma dove l’amore è più forte di tutto, e non è un caso che Oscar e André siano ancora nei nostri cuori dopo tanti anni, molto più di altri personaggi, magari carini, magari simpatici, ma che non hanno il loro stesso carisma. Per cui, basta strumentalizzare dall’una o dall’altra parte personaggi così grandi e a tutto tondo. Oscar è un’eroina assoluta, carismatica, leggendaria, ed è una donna che dà tutto per amore dell’unico uomo che è parte di lei. Il resto sono stronzatine, occupatevi del Grande Fratello Vip che è meglio…