Oscar è per donne?
Riyoko Ikeda nasce come autrice di shojo manga, fumetti per ragazze, e Versailles no Bara viene pubblicato sul periodico Margaret Comics, rivolto ad un pubblico femminile. Ma sappiamo tutti che la nostra cara sensei voleva raccontare qualcosa di diverso di una favoletta per fanciulle romantiche, e per farlo stravolse tutti i canoni, parlando di politica, morte, passione, amore, sesso, femminismo e rinunciando al lieto fine.
L’anime, diretto nella prima parte da Tadao Nagahama e nella seconda parte da Osamu Dezaki, si allontana ancora di più dalle regole degli shojo, ed è infatti molto lontano da altre storie rivolte alle ragazze, a cominciare dalla stessa Candy, e non è un caso che non convinse in Giappone in un primo tempo il pubblico femminile, mentre fu amatissimo dagli otaku alcuni anni dopo che lo scoprirono sull’onda del successo di Shingo Araki.
Certo, sulla carta si tratta di una storia rivolta ad un pubblico femminile, ma dove ci sono battaglie, morti, dove si parla temi politici e sociali, dove l’eroina non è una damigella da salvare, ma si difende da sola e salva lei, salvo poi a perire, dove l’amore è trattato in maniera adulta, e dove i toni non sono zuccherosi, anzi. Non è un caso che Lady Oscar ha avuto e ha vari fan anche di genere maschile, e si presenta come una storia universale, che può mettere davvero d’accordo tutti e tutte. Non solo ti lascia dentro qualcosa di diverso a seconda di quanti anni hai quando lo si vede o rivede, ma sa appassionare a prescindere dal genere di appartenenza, con un’eroina che affascina e commuove comunque sia e un eroe che è simpatico a tutti.
Io ricorderò comunque per tutta la vita gli improperi che mio fratello minore, all’epoca di dieci anni, lanciò contro quel gran pezzo di sterco di Launay quando ordina ai fucilieri di uccidere la nostra Oscar, quasi in lacrime anche lui. Perché lei è la nostra Oscar, un’eroina per tutte e tutti e per tutte le età.
